Il paesaggio predominante del salento è la macchia mediterranea alquanto variabile da un luogo all’altro a seconda del tipo di terreno.
All’interno del territorio dove generalmente la roccia è friabile il terreno è molto profondo padroneggiano boschi autoctoni di leccio ( che hanno dato il nome al capoluogo: Lecce) , eucalipti,ulivi, vigneti e querce centenarie.
Nei bassi rilievi e vicino alla costa dove le rocce affiorano dal suolo si trovano piante aromatiche (salvia, menta, rosmarino, alloro, timo) e fichi d’india e agave che ben si adattano alla sua natura calcarea.
Il paesaggio rurale del salento rispecchia la cultura dell’uomo che ci vive. La campagna Salentina è ricoperta da una miriade di alberi di ulivo ed estensioni di vigneti che spadroneggiano sul paesaggio a testimonianza della ricchezza del loro prodotto.
A completare il paesaggio ci sono decine di torri di avvistamento disseminate lungo la costa , vedremo le opere dell’uomo che negli anni si è servito del territorio pietroso di cui disponeva per creare : monumenti funebri: (Dolmen e Menhir), costruzioni rurali come i trulli, le pajare , specche, e i fantastici monumenti in arte barocca realizzati con la pietra leccese.
Il clima salentino che ha caratterizzato la flora e la fauna del posto, dell’ ambiente roccioso e della vegetazione che ne consegue, delle acque del sottosuolo e delle forme carsiche del sottosuolo.
Territorio interno
A completare il discorso sui caratteri del Salento, è opportuno ricordare anzitutto l’aspetto carsico del territorio.
Quindi mancano fiumi superficiali; i corsi d’acqua esistenti sono sotterranei, peraltro facilmente recuperabili, ai fini dell’irrigazione, con lo scavo di numerosi pozzi.
Pertanto gli oliveti e i verdi vigneti si estendono su ampie aree irrigate; ad essi si aggiungono piantagioni di fichi e ortaggi, che crescono grazie a tali pozzi.
Ma in particolare nella provincia di Terra d’Otranto troviamo il fenomeno geologico del sedimento roccioso: un falso piano solcato a mezzo dalle Murge, di mediana altezza sul livello del mare.
Quest’ultime sono formate da ammassi pietrosi, residui calcarei, macigni, che poi concretano caverne numerose e grandi, voragini, anfratti.
Qui si trovano facilmente fossili divario tipo, comprese conchiglie calcinate, mentre più in pianura tali gusci marini – bivalvi o univalvi – abbondano conservando i vivaci colori del loro aspetto primitivo.
Altrove nel Salento, ma sempre in zone pianeggianti, si trova il tufo altrettanto conchiglifero, nonché una marna calcarea tenera che fa pensare ad un sedimento marino formato attraverso tempi secolari: quindi, ammasso di strati cretosi con “tritumi” di conchiglie zoofite, sabbia e vari materiali.
Tra l’altre curiosità: in queste marne si sono scoperti denti di squali fossilizzati – il popolo locale li definiva “lingue di tuono” e conchiglie che farebbero la gioia dei malacologi, i collezionisti, prevalentemente del genere Cardium aculeatum e Pecten.
Uno sguardo panoramico all’interno collinare del Salento: il rilievo è rappresentato a sud dalle Serre, ovvero Murge Salentine – altezza massima, di circa 200 metri sul livello del mare fra queste la più nota è laSerra dei Cianci.
A settentrione, a ridosso della costa ionica, le alture costituiscono le cosiddette Murge Tarantine.
Su queste zone territoriali si sono realizzati lavori di bonifica, che hanno consentito anche un parziale rimboschimento di terreni in precedenza brulli o paludosi.
Non soltanto dal punto di vista geologico il Salento si distingue dalla restante Puglia, ma anche da quello linguistico, per il dialetto con caratteristiche sue proprie, rispetto a quello pugliese.
Il Salento infatti era stato occupato dai Messapi, di origine non precisata, che giunsero in Italia circa mille anni a.C.
Il loro linguaggio resta un sostrato fondamentale nella formazione del vernacolo locale, su cui la stessa lingua greca dei successivi colonizzatori riuscì a influire in maniera superficiale, pur affermandosi notevolmente in alcune zone, che tuttora conservano il dialetto greco.
Centri principali del Salento dove si parla un dialetto derivato dai discendenti della storica Magna Grecia sono: Calimera (in greco “Buongiorno”), Martano, Sternatìa, Castrignano, Corigliano, Martignano, Zollino e Soleto.
Va ancora accennato che a documento dell’antica lingua messapica restano un paio di centinaia di iscrizioni, forse non tutte autentiche, che sono state pubblicate a cura del Mommsen e di altri scrittori ricercatori.
Le iscrizioni risalgono quasi tutte al II e I secolo a.C. e provano l’origine indoeuropea del messapico, quindi di quel popolo, con contaminazioni di voci illiriche, venete e germaniche.
Tradotti, con una approssimativa certezza dei loro significati, sono peraltro pochi vocaboli; es. penkaheh “cinque, aran “terra coltivabile”…
fonte: salentonet.it